Tempo di Natale. Un tempo liturgicamente “forte” per la Chiesa e per i credenti. Ma come viene vissuto il “fatto” Gesù’ nell’epoca dei media? Per rispondere a questa domanda, abbiamo interrogato la fonte più’ “autorevole” attualmente, che ovviamente non e’ un uomo di Chiesa ne’ tanto meno un teologo od un sociologo cristiano.
La fonte autorevole e’ Google, ed appare interessante vedere quante volte gli italiani hanno cercato il nome di Gesù sul noto motore di ricerca. Appare evidente come ogni anno sono presenti due “picchi” di interesse: uno minore – a Natale – ed uno maggiore – a Pasqua. Poi, subito dopo Pasqua, l’interesse dei navigatori per il nome Gesù si riduce, con una minima assoluta a Ferragosto.
Quest’interesse chiaramente ciclico apre a varie interpretazioni. Si potrebbe ad esempio pensare in modo ottimistico che i periodi liturgicamente forti (Quaresima e Pasqua, Avvento e Natale) siano ancora in grado di risvegliare le coscienze dei fedeli, di far scaturire in loro il desiderio di chiedere “ma chi e’ veramente Gesù?”.
D’altro canto, resta possibile una interpretazione più negativa. Che cioè la questione Gesù resti confinata non all’interno di una relazione viva, ma di un sentimentalismo di facciata, vissuto sull’onda dell’emozione data dall’esteriore. E che in fondo, resti attuale il detto “Passata la festa, gabbato lo santo”. Che cioè, anche Gesù sia diventato un brand, un oggetto di consumo.