Sembrerebbe ovvio rispondere di no, almeno per un cristiano. Ma ne siamo veramente convinti? Qualche margine di incertezza rimane, se ancora oggi papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Gaudete et exsultate si preoccupa di indicare in un latente gnosticisimo e in un piu’ manifesto pelagianesimo due sottili nemici della santita’. Due nemici gia’ “inseguiti” dalla Congregazione per la Dottrina della fede, nella lettera Placuit Deo. In quella lettera, ci viene ricordato il modo in cui Gesù è Salvatore: “diventando Egli stesso la «via nuova e vivente»… Una via che non è un percorso meramente interiore, al margine dei nostri rapporti con gli altri e con il mondo creato… assumendo la nostra umanità integrale… La salvezza consiste nell’incorporarci a questa sua vita, ricevendo il suo Spirito.”
Senza Cristo, ogni tentativo di vita spirituale diventa lotta contro la materia. Dio sarà sempre una realtà distante a cui tenderò con pratiche religiose, ascetiche, mistiche per migliorare me stesso e diventare così degno di stare al cospetto dell’Altissimo. La buona notizia, l’evangelo, è proprio che l’uomo non ce la farà mai fare a raggiungere Dio. Posso mettermi l’anima in pace. La buona notizia è invece che Dio è diventato uomo, che si è fatto uno di noi, e con il Battesimo “ci incorporiano” entrando nella Sua vita, per sempre, come figli. Cosicché noi viviamo già in una realtà che è trasfigurata, dove la terra, il lavoro non sono più nemici, non sono più maledizione. La persona spirituale vive profondamente radicata alla sua realtà, riconoscendo la salvezza in ogni cosa. Ogni atto umano diventa “liturgia”, partecipazione alla vita di Dio.
Al contrario, è proprio di una certa visione gnostica del cristianesimo quello di separare la vita dell’uomo dalla vita di Dio. Ma, come amava ripetere il card. Tomáš Špidlík, “gratta, gratta, vedrai come da un cattolico salta fuori uno gnostico”.